Non ci sono spettacoli legati a questo evento.

Rinaldo in campo

100 min

Lingua: Italiano

Regia: Massimo Romeo Piparo

Con: Rinaldo Fabio Troiano Angelica Serena Autieri Chiericuzzo Rodolfo Laganà Don Rosario Gianni Ferreri Pruronasu R...

Critica Uno spettacolo veramente da non perdere, adatto ad un pubblico di ogni età, godibile, intelligente ed ottimamente messo in scena. In conclusione ci sia concesso un apprezzamento particolare per la scelta, audace e provocatoria, di Massimo Romeo Piparo di proiettare, accompagnate dalle note dell’opera in cui si inneggia patriotticamente al tricolore, delle immagini desunte dalla stretta attualità, dalla cronaca dei nostri giorni che fin troppo frequentemente vede svilita la lotta degli impavidi patrioti che con il loro sacrificio hanno permesso l’Unità d’Italia, per perseguire squallidi ideali provinciali di pseudo-secessioni motivate da gretti interessi economici. E allora ben venga che uno spettacolo di intrattenimento lanci il seme della riflessione, ricordandoci il profondo valore delle nostre radici, di un passato glorioso che costituisce probabilmente l’unica risorsa a cui attingere per gettare le fondamenta di una rinascita di cui abbiamo sempre più disperatamente bisogno.

in una Sicilia travolta dai fermenti rivoluzionari che accompagnarono lo sbarco degli intrepidi garibaldini a Marsala: nel palazzo nobiliare della famiglia Valscutari irrompe un impetuoso ed affascinante giovane combattente (Fabio Troiano) che, indossando con fierezza la simbolica camicia rossa, chiede sostegno alla difficile causa insurrezionale contro la soverchiante monarchia borbonica; nel lussuoso palazzo aristocratico inaspettatamente trova terreno estremamente fertile a questa richiesta di aiuto, poiché la giovane e ardimentosa baronessina Angelica (Serena Autieri) è una convinta sostenitrice del progetto unitario e dunque non frappone alcun indugio al consegnargli tutti i denari di famiglia. Alla vicinanza di ideali e al comune spirito battagliero si accompagna però anche lo scoccare subitaneo di un colpo di fulmine, di un’attrazione spontanea ed intensa tra i due giovani che custodivano da tempo il desiderio di un sentimento d’amore sincero e totalizzante. Sopraggiungono però le truppe borboniche alla ricerca del garibaldino fuggitivo e, sotto la minaccia di un’accusa di connivenza con i rivoltosi, le nobildonne della casata Valscutari vengono obbligate a consegnare tutti i preziosi gioielli della loro defunta madre.

Si scopre però ben presto il raggiro machiavellico di cui sono state vittime inconsapevoli: il fiero garibaldino difatti non è altri che il temutissimo e implacabile brigante Rinaldo Dragonera, che spadroneggia incontrastato nella campagne della Sicilia orientale rubando ai ricchi per aiutare i poveri in difficoltà, mentre il generale borbonico è il suo maldestro sgherro Chiericuzzo (Rodolfo Laganà). Questo rappresenta l’innesco del fantasioso e avvincente intreccio narrativo: Angelica, nonostante l’inganno, non accenna al benchè minimo cedimento o perplessità, il suo obiettivo perseguito con una tenacia ed una passione incrollabili da vera e propria eroina romantica sarà quello di instillare nell’animo del brigante l’amore per la patria, l’esigenza insopprimibile di investire tutte le proprie energie, se necessario anche rischiando la stessa vita, pur di abbattere la tirannia borbonica, sostenere la causa garibaldina ed arrivare a conquistare l’indipendenza della Sicilia e l’agognata unificazione dell’Italia.

Si susseguiranno a questo punto inesauribili colpi di scena: dall’arresto di Angelica assieme ad un manipolo di popolane ribelli all’entrata in scena di un bizzarro e intrallazzatore politico borbonico napoletano (Gianni Ferreri), assolutamente attuale nella sua capacità camaleontica di adeguarsi costantemente agli eventi che lo circondano con l’unico intento di trarne il massimo giovamento con il minimo sforzo, fino alle sempre più accese schermaglie tra l’ostinato Rinaldo, il bonario e truffaldino Chiericuzzo e gli altri briganti di una banda in progressivo disgregamento sotto i colpi del fascino deciso esercitato dalla spedizione dei Mille in terra siciliana. Non sarà affatto semplice scardinare le radicate convinzioni di Rinaldo ma alla fine il sentimento intrepido di Angelica e la sua viscerale dedizione alla battaglia per l’indipendenza della nostra martoriata penisola, spalancheranno il suo spirito ottenebrato e provocheranno la sua adesione convinta, nonché il coronamento del loro sogno d’amore.

Lo spettacolo a cinquant’anni dal debutto conserva intatta la sua freschezza ed energia, grazie ovviamente all’opera di profonda reinterpretazione ed attualizzazione del testo drammaturgico originario operata con sapiente equilibrio ed intelligenza dal regista Massimo Romeo Piparo e fondata su un intenso dinamismo dell’azione scenica, su un calibrato equilibrio tra momenti musicali e passaggi recitativi e su un perfetto affiatamento della ricca e talentuosa compagnia in scena di attori, cantanti e danzatori; il più significativo elemento di continuità col passato, con un pizzico di nostalgia, è rappresentato dalle splendide canzoni di Domenico Modugno, temi musicali immortali ed emozionanti tra cui il delizioso battibecco amoroso “Duetto sì e no” tra Rinaldo e Angelica e la celebre “Tre briganti e tre somari” intonata da un attonito e spaurito Rinaldo, assieme ai suoi fedelissimi compagni Pruronasu e Facciesantu, dopo che tutto il resto della sua banda di furfanti lo ha abbandonato per arruolarsi nell’esercito garibaldino, lasciando loro solamente tre somarelli come fidi destrieri (indimenticabile la versione originaria che vedeva Modugno duettare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia). Di grande suggestione e curati sin nei minimi dettagli, la scenografia di Giancarlo Muselli e i costumi di Santuzza Calì ci conducono con immediatezza ed eleganza ai tempi dei moti Risorgimentali con un colorito e realistico gusto folcloristico e popolare; perfettamente armonici e travolgenti gli interventi dell’ensemble di danzatori e attori comprimari, giovani ricchi di entusiasmo e forza contagiosa.

Un applauso caloroso va infine riservato senza dubbio ai quattro protagonisti, che accettano la sfida del confronto con i mostri sacri delle due precedenti edizioni del musical uscendone decisamente a testa alta e catturando l’attenzione del pubblico per l’intera durata della rappresentazione: Gianni Ferreri e Rodolfo Laganà regalano risate scroscianti con la loro genuina vis comica e una non comune capacità di caratterizzazione psicologica dei personaggi, semplicemente esilaranti nei ruoli del borbonico Don Rosario, sempre pronto a mettere da parte ideali e appartenenza politica pur di salvaguardare i propri privilegi, e in quello del bandito Chiericuzzo con la sua ironia da verace trasteverino ed il pragmatismo di chi si barcamena tra mille espedienti e furtarelli per sfangare la giornata. Fabio Troiano, al debutto nella commedia musicale, infonde nel suo Rinaldo Dragonera tutto il carisma, la padronanza scenica e il vigore interpretativo che caratterizzano la sua cifra attoriale, in una affascinante alternanza di registro comico e drammatico, e mostrandosi perfettamente a suo agio anche nel canto e nel movimento coreografato. Dulcis in fundo, la splendida protagonista femminile Serena Autieri, assolutamente credibile nel ruolo della baronessina Angelica ribelle alle convenzioni e desiderosa di battersi con temerario coraggio e sprezzo del pericolo per aiutare i garibaldini a conquistare le campagne siciliane: voce piena, potente e armoniosa, recitazione incisiva per un’interpretazione a tutto tondo, di carattere ed appassionata, che conferma il talento di una delle attrici più poliedriche del teatro musicale italiano dopo il successo riscosso cinque anni fa accanto a Massimo Ghini sempre sul palcoscenico del Sistina nel musical “Vacanze romane” diretto dal compianto Pietro Garinei.

100 min

Lingua: Italiano

Regia: Massimo Romeo Piparo

Con: Rinaldo Fabio Troiano Angelica Serena Autieri Chiericuzzo Rodolfo Lag...

Critica Uno spettacolo veramente da non perdere, adatto ad un pubblico di ogni età, godibile, intelligente ed ottimamente messo in scena. In conclusione ci sia concesso un apprezzamento particolare per la scelta, audace e provocatoria, di Massimo Romeo Piparo di proiettare, accompagnate dalle note dell’opera in cui si inneggia patriotticamente al tricolore, delle immagini desunte dalla stretta attualità, dalla cronaca dei nostri giorni che fin troppo frequentemente vede svilita la lotta degli impavidi patrioti che con il loro sacrificio hanno permesso l’Unità d’Italia, per perseguire squallidi ideali provinciali di pseudo-secessioni motivate da gretti interessi economici. E allora ben venga che uno spettacolo di intrattenimento lanci il seme della riflessione, ricordandoci il profondo valore delle nostre radici, di un passato glorioso che costituisce probabilmente l’unica risorsa a cui attingere per gettare le fondamenta di una rinascita di cui abbiamo sempre più disperatamente bisogno.

in una Sicilia travolta dai fermenti rivoluzionari che accompagnarono lo sbarco degli intrepidi garibaldini a Marsala: nel palazzo nobiliare della famiglia Valscutari irrompe un impetuoso ed affascinante giovane combattente (Fabio Troiano) che, indossando con fierezza la simbolica camicia rossa, chiede sostegno alla difficile causa insurrezionale contro la soverchiante monarchia borbonica; nel lussuoso palazzo aristocratico inaspettatamente trova terreno estremamente fertile a questa richiesta di aiuto, poiché la giovane e ardimentosa baronessina Angelica (Serena Autieri) è una convinta sostenitrice del progetto unitario e dunque non frappone alcun indugio al consegnargli tutti i denari di famiglia. Alla vicinanza di ideali e al comune spirito battagliero si accompagna però anche lo scoccare subitaneo di un colpo di fulmine, di un’attrazione spontanea ed intensa tra i due giovani che custodivano da tempo il desiderio di un sentimento d’amore sincero e totalizzante. Sopraggiungono però le truppe borboniche alla ricerca del garibaldino fuggitivo e, sotto la minaccia di un’accusa di connivenza con i rivoltosi, le nobildonne della casata Valscutari vengono obbligate a consegnare tutti i preziosi gioielli della loro defunta madre.

Si scopre però ben presto il raggiro machiavellico di cui sono state vittime inconsapevoli: il fiero garibaldino difatti non è altri che il temutissimo e implacabile brigante Rinaldo Dragonera, che spadroneggia incontrastato nella campagne della Sicilia orientale rubando ai ricchi per aiutare i poveri in difficoltà, mentre il generale borbonico è il suo maldestro sgherro Chiericuzzo (Rodolfo Laganà). Questo rappresenta l’innesco del fantasioso e avvincente intreccio narrativo: Angelica, nonostante l’inganno, non accenna al benchè minimo cedimento o perplessità, il suo obiettivo perseguito con una tenacia ed una passione incrollabili da vera e propria eroina romantica sarà quello di instillare nell’animo del brigante l’amore per la patria, l’esigenza insopprimibile di investire tutte le proprie energie, se necessario anche rischiando la stessa vita, pur di abbattere la tirannia borbonica, sostenere la causa garibaldina ed arrivare a conquistare l’indipendenza della Sicilia e l’agognata unificazione dell’Italia.

Si susseguiranno a questo punto inesauribili colpi di scena: dall’arresto di Angelica assieme ad un manipolo di popolane ribelli all’entrata in scena di un bizzarro e intrallazzatore politico borbonico napoletano (Gianni Ferreri), assolutamente attuale nella sua capacità camaleontica di adeguarsi costantemente agli eventi che lo circondano con l’unico intento di trarne il massimo giovamento con il minimo sforzo, fino alle sempre più accese schermaglie tra l’ostinato Rinaldo, il bonario e truffaldino Chiericuzzo e gli altri briganti di una banda in progressivo disgregamento sotto i colpi del fascino deciso esercitato dalla spedizione dei Mille in terra siciliana. Non sarà affatto semplice scardinare le radicate convinzioni di Rinaldo ma alla fine il sentimento intrepido di Angelica e la sua viscerale dedizione alla battaglia per l’indipendenza della nostra martoriata penisola, spalancheranno il suo spirito ottenebrato e provocheranno la sua adesione convinta, nonché il coronamento del loro sogno d’amore.

Lo spettacolo a cinquant’anni dal debutto conserva intatta la sua freschezza ed energia, grazie ovviamente all’opera di profonda reinterpretazione ed attualizzazione del testo drammaturgico originario operata con sapiente equilibrio ed intelligenza dal regista Massimo Romeo Piparo e fondata su un intenso dinamismo dell’azione scenica, su un calibrato equilibrio tra momenti musicali e passaggi recitativi e su un perfetto affiatamento della ricca e talentuosa compagnia in scena di attori, cantanti e danzatori; il più significativo elemento di continuità col passato, con un pizzico di nostalgia, è rappresentato dalle splendide canzoni di Domenico Modugno, temi musicali immortali ed emozionanti tra cui il delizioso battibecco amoroso “Duetto sì e no” tra Rinaldo e Angelica e la celebre “Tre briganti e tre somari” intonata da un attonito e spaurito Rinaldo, assieme ai suoi fedelissimi compagni Pruronasu e Facciesantu, dopo che tutto il resto della sua banda di furfanti lo ha abbandonato per arruolarsi nell’esercito garibaldino, lasciando loro solamente tre somarelli come fidi destrieri (indimenticabile la versione originaria che vedeva Modugno duettare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia). Di grande suggestione e curati sin nei minimi dettagli, la scenografia di Giancarlo Muselli e i costumi di Santuzza Calì ci conducono con immediatezza ed eleganza ai tempi dei moti Risorgimentali con un colorito e realistico gusto folcloristico e popolare; perfettamente armonici e travolgenti gli interventi dell’ensemble di danzatori e attori comprimari, giovani ricchi di entusiasmo e forza contagiosa.

Un applauso caloroso va infine riservato senza dubbio ai quattro protagonisti, che accettano la sfida del confronto con i mostri sacri delle due precedenti edizioni del musical uscendone decisamente a testa alta e catturando l’attenzione del pubblico per l’intera durata della rappresentazione: Gianni Ferreri e Rodolfo Laganà regalano risate scroscianti con la loro genuina vis comica e una non comune capacità di caratterizzazione psicologica dei personaggi, semplicemente esilaranti nei ruoli del borbonico Don Rosario, sempre pronto a mettere da parte ideali e appartenenza politica pur di salvaguardare i propri privilegi, e in quello del bandito Chiericuzzo con la sua ironia da verace trasteverino ed il pragmatismo di chi si barcamena tra mille espedienti e furtarelli per sfangare la giornata. Fabio Troiano, al debutto nella commedia musicale, infonde nel suo Rinaldo Dragonera tutto il carisma, la padronanza scenica e il vigore interpretativo che caratterizzano la sua cifra attoriale, in una affascinante alternanza di registro comico e drammatico, e mostrandosi perfettamente a suo agio anche nel canto e nel movimento coreografato. Dulcis in fundo, la splendida protagonista femminile Serena Autieri, assolutamente credibile nel ruolo della baronessina Angelica ribelle alle convenzioni e desiderosa di battersi con temerario coraggio e sprezzo del pericolo per aiutare i garibaldini a conquistare le campagne siciliane: voce piena, potente e armoniosa, recitazione incisiva per un’interpretazione a tutto tondo, di carattere ed appassionata, che conferma il talento di una delle attrici più poliedriche del teatro musicale italiano dopo il successo riscosso cinque anni fa accanto a Massimo Ghini sempre sul palcoscenico del Sistina nel musical “Vacanze romane” diretto dal compianto Pietro Garinei.
Non ci sono spettacoli legati a questo evento.
I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.